Habitat Fauna

Le specie animali prioritarie e di importanza comunitaria

Non è facile scegliere tra le piante e gli animali presenti in questi luoghi, quale sia la specie che meglio rappresenta queste Terre. Un simbolo di unicità, bellezza, del legame con questi luoghi, che possa esprimere l’essere selvatico e mai addomesticato è il Gyps fulvus, ovvero il Grifone. Questo dominatore dei cieli, il più grande essere vivente di questi spazi, silente e maestoso, può apparire come un vecchio sovrano scalzato dal trono, adorato dai Persiani e dai Greci, rappresentato con il corpo di un leone, evoca i simboli e i ricordi di antichi dominatori, di Genova e dei Doria. 

È il simbolo del SIC perché a Capo Marargiu c’è l’ultima colonia naturale d’Italia, con i suoi novanta esemplari, che rispetto agli oltre 1.500 di 40 anni fa presenti in tutta la Sardegna, raccontano una strage improvvisa e silenziosa, e ai più, forse poco nota. Ma della loro vita e della loro figura ci sono tracce nei monti di tutta la Sardegna, nelle cime più alte ed isolate c’è ancora un toponimo dedicato al grifone.

Specie preferibilmente saprofaga, una sorta di spazzino dei cadaveri di altri animali, stanziale e non migratore come molti altri rapaci, forma delle comunità stabili in luoghi inaccessibili, dove da terra è difficile arrivare, ma dal cielo si possono agevolmente sfruttare le correnti ascensionali calde. Così lo si vede volare nelle ore in cui il sole è in alto nella volta celeste, raramente nei giorni di pioggia e di freddo. Lento nel suo sviluppo, raggiunge la maturità sessuale intorno ai 6 anni, con una aspettativa di vita di poco superiore ai 30 anni.

Ha una apertura alare che può raggiungere i 3 metri ed una lunghezza di circa 1 metro. I giovani hanno un colore scuro, ma presto la testa diventa biancastra, come il lungo collo, dove è presente una tipica giugulare biancastra. La parte del ventre è caratterizzata da un piumaggio rossiccio.

In questi cieli non c’è niente di più grande che lo superi. È un vero dominatore, ancor più grande dell’aquila reale (Aquila chrysaetos) che nidifica nel Meilogu e raggiunge queste Terre sfruttando anch’essa le correnti ascensionali calde. Per questo altro signore dei cieli con circa 2,5 metri di apertura alare, c’è poco spazio e scarse speranze di occupare parte della nicchia rispetto al Grifone.

Entrambi sterminati dapprima per puro collezionismo, poi per avvelenamento effettuato principalmente contro le volpi, o anche mirato, oggi rischiano seriamente l’estinzione.

Queste Terre sono in generale gli spazi dei rapaci, nidificanti stanziali e migratori, grandi e piccoli. Sì perché anche il Lanius corollurio, il Falconcello (detta anche Áverla piccola) è a suo modo un cattivissimo rapace predatore, di insetti, altri uccelli e piccoli mammiferi.

Tra la primavera e l’inizio dell’autunno, quando le temperature risalgono, la vicinanza del mare e le morfologie dei luoghi favoriscono la creazione di correnti ascensionali importanti. Anche le valli interne hanno processi simili, perché le terre scaldandosi al sole producono dei moti di aria calda, che prima corrono lungo il suolo e poi si elevano rendendosi visibili in piccoli mulinelli.

Non è raro osservare qui un altro grande e raro rapace: l’Aquila del Bonelli (Hieraaetus fasciatus). Ha una apertura alare di 180 cm, un piumaggio bruno rossiccio e il ventre chiaro. Ha nella sua dieta una certa predilezione per i conigli durante il periodo della riproduzione. Questo dominatore dei cieli è molto sensibile al disturbo determinato dall’uomo, anche in maniera indiretta. Questo rende il suo areale sempre più ristretto e di difficile osservazione.

Tra i boschi di leccio e sughera è possibile trovare un’altra specie molto importante, endemica della Sardegna e della Corsica, l’Astore Sardo (Accipiter  gentilis arrigonii). Questa specie non è proprio piccola, anzi può raggiungere i 120 cm di apertura alare, con una diversa colorazione del piumaggio tra adulti scuri e i giovani con una colorazione che tende al marrone.

Come non ricordare il Grillaio (Falco naumanni) e il Falco pellegrino (Falco peregrinus), che seppur di dimensioni minori sono degli importanti predatori, facilmente visibili e riconoscibili. Il primo è un piccolo rapace che spesso si lascia fotografare mentre si alimenta o si riposa, o fa toilette, con una calma e tranquillità notevole.

Di maggiori dimensioni è il Falco Pellegrino che può raggiungere anche 120 cm di apertura alare. Tipico per il suo cappuccio nero, come i pellegrini di una volta. Abile cacciatore, colpisce la maggior parte delle sue prede in una tra le più veloci picchiate che possono raggiungere i 320 km/h. 

Tra le specie facilmente visibili anche nelle ore più calde troviamo il Nibbio bruno (Milvus migrans) e il Nibbio reale (Milvus milvus) specie con una apertura alare di circa 150-160 cm e un caratteristico dimorfismo sessuale. Vivono nei boschi e cacciano negli spazi erbosi più o meno ampi dando prova di grandi capacità nel controllo del volo.

Tra il gruppo di rapaci si deve ricordare la presenza di un’altra specie abile e spietata come l’Albanella minore. Un rapace diurno con una apertura d’ali di circa 40 cm. Elegante nel volo, con un corpo slanciato e ali lunghe e strette, terminanti con quattro dita delle penne primarie. Si ciba di piccole prede, tra cui rettili, anfibi, piccoli uccelli, micro-mammiferi e insetti. Anche il Succiacapre (Caprimulgus europaeus) è un insettivoro, abile cacciatore e noto per la sua posizione a “Spirito Santo”.

Tra gli insettivori bisogna ricordare Sylvia sarda (Magnanina di Sardegna), specie presente in Sardegna, Corsica, Arcipelago Toscano e Pantelleria. È un abile cacciatore e come il pigliamosche cattura le sue prede anche in volo. Vive in mezzo alla macchia, spesso sotto i cespugli tra i quali si confonde per il suo colore grigio scuro e la parte ventrale più chiara.

Anche la Sylvia undata (Magnanina), insettivora durante la nidificazione e dedita alle bacche e ai piccoli frutti per il resto dell’anno. Questa specie si confonde nella macchia, con i maschi di colore scuro e la coda particolarmente lunga e all’insù.

È onnivora la Gallina prataiola, detta anche Otarda minore (Tetrax tetrax), specie di medie dimensioni, può raggiungere le dimensioni di una comune gallina; è importante perché minacciata di estinzione dalla riduzione dell’habitat di nidificazione. Specie una volta cacciata e oggetto ancor oggi di bracconaggio, presenta un bel piumaggio colorato, soprattutto nei maschi. La loro osservazione non è rara.

Un’altra specie tipica della Sardegna e di queste Terre è la Pernice sarda (Alectoris barbara), presente anche in Nord Africa e a Gilbiterra dove è stata introdotta. Questa specie si ritrova facilmente ai margini delle aree coltivate, si alimenta di cereali e semi di vegetali in genere, ed è particolare per la tecnica di fuga, perché dapprima tenta di confondersi con la vegetazione correndo, se non è possibile, si alza in volo radente.

Tra le specie che fanno del corteggiamento una fase spettacolare bisogna rammentare la Ghiandaia marina (Coracias garrulus), dal ventre e dal capo azzurro, e il dorso bruno, presenta dei colori vivaci.

Qui si ritrovano gli abitanti delle scogliere come il Gabbiano Corso (Ichthyaetus audouinii = Larus audounii), con il suo caratteristico becco rosso corallo e le zampe verde oliva. Altra specie che vive nelle fessure delle rocce è la Berta maggiore (Calonectris diomedea), elegante volatore, abile nuotatore, ma a terra alquanto impacciato.

Tra gli uccelli più facilmente ritrovabili tutto l’anno e in quasi tutte le condizioni metereologiche bisogna ricordare il Marangone dal Ciuffo (Phalacrocorax aristotelis desmarestii), questo ha un corpo nerastro lucido, ed i giovani un ventre biancastro. Il ciuffo è presente nei maschi solo durante la stagione degli amori. Si possono vedere durante il giorno sulle rocce ad ali aperte mentre si scaldano e si asciugano. Caratteristico è il loro volo e soprattutto la loro tecnica di pesca. Sono animali che possono raggiungere anche profondità notevoli in apnea.

Un animale che spesso sfugge all’osservazione è il Tarantolino o Fillodattilo (Euleptes europaea), un piccolo Sauro, che vive nelle vecchie case abbandonate, nei muri a secco e talora nelle aree urbane.

gallinella prataiola

Infine, tra le specie tipicamente terrestri dobbiamo ricordare la farfalla diurna più bella della Sardegna, la Papilio hospiton, il Macaone di Sardegna. Nero, giallo e blu, sono i colori vivaci di questa farfalla. Ma è bella anche la sua larva colorata di verde, giallo e nero.

Tra i rettili ricordiamo la presenza della Testuggine Palustre Europea (Emys orbicularis), animale che popola alcune pozze e aree palustri al Nord del SIC. Carnivoro, si alimenta di piccoli insetti, lumache e comunque piccole prede. Ma in caso di fame si ciba di carogne e piccole parti di vegetali. Però per mangiare ha sempre bisogno dell’acqua, perché ingoia sotto la sua superficie.