Area archeologica di Monte Sa Rughe

(Villanova Monteleone)
In un’area a forte densità archeologica e caratterizzata dalla presenza di importanti risorse naturali, si trova il complesso di Monte Sa Rughe, ubicato sulla cima di un rilievo che ospita diversi monumenti riferibili ad un ampio arco cronologico, compreso tra il Neolitico recente e l’età nuragica (dal IV al I millennio a.C.). Si giunge all’altura dopo aver percorso un tratto della strada statale 292 che collega Villanova a Monteleone Rocca Doria: al Km 29 si imbocca un sentiero sulla sinistra, da seguire per circa 400 metri sino ad incontrare un altro sentiero, che conduce – dopo 300 metri – al sito. Quest’ultimo è costituito da un menhir, due dolmen e un nuraghe. Il menhir è un monolite alto circa m 1 e largo cm 40, ha una sezione piano-convessa che si assottiglia nella parte superiore. Si conserva ancora in posizione eretta e il suo significato risulta connesso con la religiosità neolitica, in particolare con la simbologia fallica e con il ciclo naturale della vita; non va però trascurata l’ipotesi che queste perdas fittas (termine col quale in Sardegna vengono spesso definiti tali manufatti) fossero simulacri dei morti e per questo legate alle aree sacre. A breve distanza dal menhir e a poche centinaia di metri dal nuraghe si trovano due dolmen, monumenti funarari realizzati in pietra e riferibili all’ultima fase del Neolitico. Il dolmen I è costituito da un lastrone poggiante su delle pietre che anticamente dovevano essere poste di taglio per sorreggere la copertura, delimitandone così il vano funerario. Del dolmen II si conservano la lastra del soffitto e pochi massi delle pareti, oggi crollate. Nella stessa area si segnala anche la presenza di una sessantina di cavità emisferiche, chiaramente artificiali e ricavate sulla superficie di alcuni massi affioranti, forse riconducibili ad antiche pratiche cultuali connesse con i monumenti preistorici appena descritti.
Il nuraghe presenta uno sviluppo complesso, poiché caratterizzato da una torre centrale e da un numero non precisato di torri laterali (forse tre), unite fra loro da un bastione che nel versante orientale sembra seguire l’andamento del rilievo. L’intera struttura è stata edificata con massi di trachite locale, sebbene non manchi l’utilizzo del calcare. La torre principale presenta una forma circolare e risulta crollata nella parte superiore, dove conserva ancora alcuni filari di pietre calcaree, che producono un effetto policromo molto singolare. L’interno è oggi accessibile dall’ultimo tratto della scala che doveva sfociare nel terrazzo, poiché l’ingresso è ostruito dal crollo. Lo schema di pianta è quello consueto e prevede un corridoio ampliato da nicchia – a destra – e scala elicoidale – a sinistra, alla fine del quale si accede alla camera circolare. Quest’ultima presenta tre nicchie disposte a croce. Delle torri laterali si conservano soltanto le tracce e pochi filari di pietre. Attorno al monumento doveva sorgere il villaggio, al quale sembrano riferibili due manufatti ritrovati a breve distanza: una macina e un pressoio, entrambi in pietra trachitica.
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