Necropoli ipogeica di Puttu Còdinu

(Villanova Monteleone)
In un paesaggio suggestivo, caratterizzato da basse colline e da piccole valli, si trova la necropoli di Puttu Còdinu, scavata nella roccia dalle popolazioni neolitiche. La breve distanza dal fiume Temo e la presenza di sorgenti hanno favorito lo sviluppo delle attività agricole e pastorali sin dal IV millennio a.C., quando queste antiche comunità impiantarono anche i loro primi villaggi. Questa “città dei morti” è costituita da nove grotticelle ricavate dall’uomo scavando la roccia: vengono comunemente definite domus de janas, che significa letteralmente case delle fate (o delle streghe), poiché secondo la leggenda vi dimoravano queste entità. L’archeologia ha però scoperto che non si tratta di abitazioni ma di tombe collettive, pertinenti ad un villaggio – oggi purtroppo scomparso – che doveva sorgere a breve distanza. Per poter giungere alla necropoli di Puttu Còdinu si deve percorrere la strada statale 292, nel tratto che collega Villanova a Monteleone Rocca Doria e a Romana: sulla sinistra per chi viene da Villanova, fra il Km 29 e il Km 30, è ben segnalato il cancello d’ingresso al sito archeologico; all’interno è stato realizzato un pannello esplicativo con la pianta della necropoli e alcune informazioni sulla loro datazione. Ha inizio così il percorso tra queste sepolture, il cui ingresso si apre direttamente nella parete verticale di due bassi affioramenti calcarei. Tutte le tombe sono precedute da brevi corridoi, anch’essi scavati nella roccia durante la preistoria e la loro pianta si sviluppa in senso longitudinale, con una serie di piccoli ambienti nei quali venivano deposti i defunti con i loro corredi. Fra queste sepolture, ve n’è una molto particolare (la tomba VIII), poiché mostra la riproduzione nella roccia degli elementi architettonici della casa dei vivi: lesene, zoccoli e cornici che imitano le strutture in legno delle capanne preistoriche; la cella maggiore presenta in rilievo un tetto a doppio spiovente, con una serie di travi che si dispongono in senso perpendicolare rispetto ad una trave centrale; l’indicazione del soffitto in legno si ha anche in un’altra celletta. In questa stessa tomba vi sono inoltre dei simboli molto singolari: nella parete di fronte all’ingresso dell’ambiente principale è ricavata una “falsa” porta (falsa perché si ha soltanto la cornice ma non conduce ad altri vani, il cui significato è quello di porta dell’aldilà); corna di toro in rilievo delimitano la parte alta della falsa porta e altre pareti di questa e delle altre tombe della necropoli. Le corna di toro richiamano un aspetto della religiosità preistorica che secondo gli archeologi prevedeva l’esistenza di una coppia divina posta a protezione del sepolcro. Questa coppia era costituita dal Dio Toro e dalla Dea Madre, il cui significato di fecondità/fertilità risulta comune alle antiche religioni del Mediterraneo. La presunta divinità materna è rappresentata dalle statuine femminili in pietra che vengono spesso ritrovate in questo tipo di sepoltura.
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